…Nomina sunt omina…scriveva l’imperatore Giustiniano I nelle sue Istituzioni, mutuando un ancor più antico detto latino secondo cui il nome delle cose conterrebbe in sè il destino delle cose stesse.
E ben lo sanno i tassonomi, eredi diligenti di Carl von Linné e fedeli guardiani del codice internazionale di nomenclatura binomiale, che scelgono gli epiteti di genere e specie con grande cura e senso di responsabilità. Solo che, talvolta, la successiva trasposizione del nome scientifico in nome volgare (operata secondo meccanismi non ufficiali e dagli esiti in genere poco prevedibili) può indurre una certa confusione terminologica.
É questo il caso delle due specie sintopiche del genere Podarcis che convivono nell’assolata tricuspide siciliana, spartendosi amichevolmente macchie, garighe, ruderi e cespugli, felicemente inconsapevoli delle reciproche incongruenze nomenclatoriali. La specie oggetto della presente immagine è infatti Podarcis waglerianus (in omaggio all’erpetologo tedesco J.G. Wagler, perito ancor giovane nel 1832 a seguito di una accidentale ferita autoinflittasi durante un’escursiona naturalistica) ma il suo nome vernacolare “Lucertola siciliana” fa innegabilmente pendant con il binomio scientifico dell’altra specie, la diffusissima Podarcis sicula, il cui nome comune è invece “Lucertola campestre”!!! E come se ciò ancora non bastasse, l’areale di Podarcis waglerianus è effettivamente circoscritto alla Sicilia e alle isola parasiciliane, mentre quello di Podarcis siculus si estende in più di mezza Europa!!!
Messe prudentemente di canto le più pedanti questioni nomenclatoriali, è il caso di ricordare che P. waglerianus si distingue abbastanza facilmente dalla specie sintopica soprattutto a causa delle strie dorsolaterali ben delineate. Solitamente, anche le preferenze ecologiche sono alquanto differenziate, con una marcata predilezione di P. waglerianus per gli ambienti aperti e soleggiati di bassa e media quota. Le fonti ufficiali dichiarano anche una certa avversione della specie per le superfici verticali, assente invece in P. siculus.
Tuttavia, i due esemplari oggetto di questa foto termoregolano serenamente affacciati da una fessura posta ad oltre tre metri di altezza su un vecchio, scenografico tronco di Ulivo, ignari delle note etologiche ufficiali. Ed anche il fatto che convivano in uno spazio così ristretto in una stagione così lontana dagli ardori della riproduzione, appare alquanto insolito e curioso.
