Denominazione: Cava Carosello, ricadente all’interno della ZSC “Alto corso del Fiume Asinaro, Cava Piraro e Cava Carosello” (ITA090016)
Regime di protezione: Zona Speciale di Conservazione (ex SIC, Sito di Interesse Comunitario)
Comuni interessati: Noto
Estensione: 2327 ha
Descrizione: Cava Carosello, scavata dal Fiume Asinaro nei calcari miocenici della Formazione Palazzolo e situata a ridosso del sito archeologico di Noto Antica, è una delle più suggestive incisioni vallive dei Monti Iblei. La valle si sviluppa per circa 2,5 km con un dislivello compreso tra i 300 e i 150 metri sul livello del mare, disegnando un canyon stretto e profondo che alterna tratti inforrati a più ampi terrazzi fluviali. Il paesaggio è scolpito dall’erosione del fiume e punteggiato da una serie di laghetti e cascatelle, tra cui i noti laghetti di Carosello, piccole pozze naturali formate dal rallentamento del corso dell’Asinaro, oggi divenute meta di interesse escursionistico e paesaggistico per la loro suggestiva bellezza e l’accessibilità relativamente agevole del sito. Le pozze naturali, incastonate tra le rocce levigate, rappresentano non solo una risorsa ecologica, ma anche un prezioso documento della lunga interazione tra l’acqua e l’uomo nella storia del paesaggio ibleo.
La vegetazione è quella tipiche delle cave iblee, con ampie leccete ed estesi lembi di bosco ripariale a Platano orientale (Platanus orientalis) e Salice (Salix pedicellata). Le ripide pareti della valle consentendo alla fauna del luogo di svilupparsi quasi indisturbata; nei pressi del fondovalle, nei tratti meno accessibili al turismo di massa, è ancora possibile osservare la presenza di specie altrove poco comuni come l’Istrice (Hystrix cristata), la Martora (Martes martes), la Testuggine di Hermann (Testudo hermanni), la Coturnice siciliana (Alectoris graeca whitakeri) e il Colubro leopardino (Zamenis situla).
Un tratto distintivo di questa cava è costituito dalla presenza di antiche concerie rupestri, scavate direttamente nella roccia lungo le sponde del torrente. Questi complessi artigianali, risalenti in origine all’epoca araba ma utilizzati fino all’età moderna, erano alimentati da un sistema idraulico ingegnoso che sfruttava la forza del flusso d’acqua per alimentare vasche di macerazione, lavaggio e concia delle pelli. Le numerose cavità, ancora chiaramente visibili, mostrano un’architettura funzionale con canalette scolpite, bacini circolari e ambienti di servizio, e rappresentano una delle testimonianze più complete del sistema produttivo tradizionale basato sulla risorsa idrica. Oggi mulini e concerie sono in stato di abbandono e la natura nel tempo riappropriandosi di questi luoghi li ha resi meta di escursionisti che da Noto antica raggiungono la cava percorrendo una ripida mulattiera che da Porta di Santa Margherita ci conduce rapidamente al fondo cava.