Nome comune: Quercia da sughero (dial. “Suvira“)
Nome scientifico: Quercus suber L.
Famiglia: Fagaceae
Status e conservazione: Specie strettamente meso-mediterranea con areale limitato alle coste del Mediterraneo, tipica dell’Europa occidentale, dove risulta diffusamente coltivata per la produzione di sughero. Specie spiccatamente eliofila, ben protetta dagli incendi e dalla decorticazione, sul cui status di conservazione al momento non incombono minacce specifiche.
Descrizione e biologia: La Quercia da sughero è un albero sempreverde che può raggiungere i 15 m di altezza. Durante la crescita, il tronco si divide ben presto in ramificazioni poco regolari, formando una chioma asimmetrica e rada.
La corteccia, carattere distintivo della specie; inizialmente è liscia e grigia ma in breve si ispessisce in un ritidoma rugoso, solcato da profonde scanalature, di colore chiaro e di consistenza spugnosa che in pochi anni raggiunge lo spessore di 5-7 cm.
Asportando il ritidoma, il tronco appare inizialmente rossastro ma in breve si scurisce a causa dell’ossidazione dei tannini. Le foglie hanno forma ovale con denti grandi e mucronati nei giovani esemplari, mentre nelle sughere adulte le pagina superiore è verde glaucescente, con la pagina inferiore grigiastra e fittamente tormentosa.
La prima estrazione del sughero viene detta “demaschiatura” e fornisce il cosiddetto “sugherone” (o sughero maschio) ruvido e poroso; le estrazioni successive (ad intervalli di 9-12 anni) forniscono il “sughero gentile” o sughero femmina, molto più leggero e uniforme.
Presenza nel territorio ibleo: La Quercia da sughero in Sicilia è stata diffusa soprattutto come pianta da produzione per lo sfruttamento del ritidoma. Non amando i substrati calcarei, sui monti iblei Q. suber risulta presente con formazioni boschive artificiali solo sul Monte Lauro e, più estesamente, sul versante nordoccidentale del comprensorio iblei (Bosco di Santo Pietro, Sughereta di Niscemi).
