Ulisse Aldrovandi e il Rinocicalonte

Nel 1642, mentre in inghilterra infuriava la guerra civile e tra i flutti del Pacifico Abel Tasman avvistava per primo la Tasmania, Ulysse Aldrovandi, nobile rampollo della Bologna “importante”, pubblicava presso l’editore Nicolò Tebaldini (fondatore della Gazzetta Bologna) la sua memorabile “Monstrorum historia cum Paralipomenis historiae omnium animalium“,  Curiosamente, lo stesso anno in cui ad Arcetri si spegneva Galileo Galilei, assistito dalle cure fraterne di Vincenzo Viviani ed Evangelista Torricelli.

Bestiario fantastico e al tempo stesso volume di pretese vagamente scientifiche, l’opera di Aldrovandi ospita tra le sue oltre 700 pagine mostruosità di ogni foggia e provenienza, dall’”uomo collo di gru” al “drago marino monoftalmo bipede”, passando per le “radici antropomorfe” ed il “mostro ad effige di monaco”!!!

Certamente, se ne avesse mai incontrato uno, l’onirico petroniano scienziato avrebbe riservato nell’opera citata un posto tutto speciale al cicadellide ledrino che risponde all’improbabile nome di Ledra aurita (epiteto binomio affibiatogli oltre 100 anni dopo dall’infaticabile naturalista svedese Carl von Lineé)…magari archiviando il caso con un epiteto del tipo Insectum cum naso rinocerontis …o, più comunemente, Rinocicalonte

Ledra aurita (Ledra aurita)